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Bruxelles, 17/07/13

17 Lug

« La grande messa di Bruxelles sui giovani »

Gli Stati Membri dell’Unione Europea hanno approvato la proposta della Commissione Europea “Employment Package” che prevede lo stanziamento di 6 miliardi di euro con l’obiettivo di combattere la disoccupazione giovanile nei paesi dove il tasso di disoccupazione è superiore al 25% (cosidette regioni NUTS 2 nello slang brussellese) per ragazzi sotto i 25 anni. L’azione è volta a ridurre il numero di giovani né in attività né in educazione, i famosi NEETs (sempre lo stesso slang).

Il piano prevede la messa in atto della “Youth Employment Initiative” e del “Youth Guarantee Scheme”.  Nel quadro del “Youth guarantee scheme”, lo Stato Membro si impegna a garantire che entro i primi 4 mesi di disoccupazione, o transizione dal mondo accademico, ogni ragazzo al di sotto dei 25 anni abbia diritto a un  “high quality offer of a job, apprentiship, traineeship”. Nonostante alcuni Stati come la Finlandia e l’Austria abbiano già simili schemi in vigore, la Commissione Europea lascia piena facoltà agli Stati Membri di porre in essere tali schemi secondo le singole esigenze nazionali. L’Unione Europea interverrà nel finanziamento di tali schemi nazionali attraverso l’utilizzo dei fondi stanziati attraverso la “Youth Employment Initiative”.

Anche il ribelle Regno Unito sembra d’accordo, imponendo che tutti i margini di manovra addizionali derivanti dal budget europeo dovranno essere devoluti alla lotta contro la disoccupazione invece che dispersi in rivoli di programmi inutili.

E fin qui, tutto bellissimo. Questi sei (forse otto) miliardi potrebbero essere l’espressione di una nuova solidarietà europea per dimostrare che l’Europa non è solo austerità ma è anche “redistribuzione”. Tuttavia, la realtà dei numeri rende la situazione meno rosea.

Infatti, oggi in Europa ci sono più di 26 milioni di persone disoccupate di cui 5.6 milioni hanno meno di 25 anni e rientrano nel raggio di azione dell’iniziativa europea. Inoltre, le zone prioritarie sono le area che registrano un tasso di disoccupazione superiore al 25%. Questo requisito si traduce in 32 regioni eleggibili per l’accesso ai fondi. Come pensare che 6 (o anche 8) miliardi possano risolvere la situazione? Inoltre, i 3 miliardi derivanti dal Fondo Sociale Europeo sono ancora bloccati al Parlamento perché i negoziati sul budget sono fermi (pausa estiva per gli Eurodepuati, come a scuola!).

Come aveva già avvertito l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), i fondi a disposizione non permetteranno di coprire tutte le aree che avrebbero i requisiti. Secondo l’ILO, nel Luglio 2012, unicamente per la zona Euro sarebbero stati necessari 21 miliardi di euro. Purtroppo, da allora la situazione non è certo migliorata.

In alcuni paesi, Grecia (62,5 %), Spagna (56,4%) e Portogallo ( 42,3%) l’intero paese sarebbe di fatto eleggibile perché il tasso di disoccupazione giovanile è al di sopra del 25%. Infatti, se è vero quanto dichiarato dal Primo Ministro spagnolo Rajoy che sostiene che 2 miliardi andranno alla Spagna, come pensare che il restante possa essere diviso tra gli altri paesi?  Anche il Primo Ministro Letta ha dichiarato che il Consiglio dei Ministri ha adottato un pacchetto di misure di 11, 5 miliardi di euro di cui un miliardo arriverebbe direttamente dall’EU per sostenere le imprese attraverso la creazione di 8000-10.000 stages qualificati nelle imprese e 3000 stage nell’amministrazione pubblica.

Tutti i leader politici cercano di rivendere internamente i risultati ottenuti a livello europeo senza neanche sapere se questi soldi saranno effettivamente allocati.  Non è dunque un caso se grande promotrice di questa iniziativa è la Cancelliera Merkel che attende ansiosa le elezioni di Settembre prossimo e che sta utilizzando questa campagna europea a fini di marketing politico interno.

Tutti tirano la coperta, ma la coperta è corta, anzi cortissima!

Per la serie: a cosa serve l’Europa?

10 Lug

Lunedì scorso la Commissione Europea ha pubblicato i numeri del programma di scambi di studio e lavoro in Europa.

Tre milioni i giovani hanno beneficiato di questa opportunità e tra le mete preferite ci sono Francia, Germania e Spagna. L’Italia ancora esclusa per non essere capace di attrarre studenti europei mentre i giovani italiani sono tra gli studenti che più vanno all’estero.

Questi dati dimostrano che il progetto Erasmus e’ riuscito a creare una vera identità europea,  più di qualsiasi vaga e vuota iniziativa brussellese volta a costruire artificialmente uno “spirito europeo”.

Per maggiori info: http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-13-647_en.htm

 

Video

Il Consiglio e la disoccupazione

20 Giu

http://video.consilium.europa.eu/

Seguono le riunioni del Consiglio in tema di disoccupazione.

Il Doppio Discorso dei Tedeschi

25 Mag

Se ne parla (ancora) in Europa….

Mercoledì 22 Maggio, il Ministro delle Finanze tedesco Wolfag Schauble e il suo omologo portoghese, hanno firmato un accordo bilaterale per lottare contro la disoccupazione, che in Portogallo riguarda quasi 42% dei giovani del Paese.

Non si sanno ancora i dettagli, ma quello che emerge è che la Banca di Sviluppo tedesca KFW aiuterà il Portogallo a creare la propria istituzione bancaria per affrontare il problema attraverso uno strumento  che utilizzerà i capitali privati per aiutare le piccole e medie imprese in difficoltà. Un’iniziativa simile sarà conclusa anche tra Berlino e Parigi a metà della settimana prossima.

E mentre Schauble firma, la lungimirante (e vicina alle elezioni) Frau Merkel dichiara a Bruxelles che la Germania si impegnerà affinché sia raggiunto, entro la fine dell’estate, un accordo con il Parlamento Europeo per concludere i negoziati sugli strumenti per combattere la disoccupazione giovanile.  A questo proposito, il 3 Luglio, la Germania accoglierà i ministri e le agenzie del lavoro europei per seguire la tematica.  L’urgenza è molta dato che il budget di 6 miliardi di euro è già stato trovato.

Ci sono i soldi, ma mancano le idee…anomala situazione per la Euro-bubble.

Disoccupazione, problema europeo.

Emerge dunque che la Germania sta portando avanti sia il capitolo bilaterale che quello multilaterale in Europa. Ha capito che la politica dell’austerità non paga più ( e probabilmente non la farà rieleggere) e deve rifarsi un’immagine nei paesi che ha trattato da lassisti. Ha forse anche capito che l’immigrazione è meglio scegliersela e che gli anni dell’immigrazione delle “sole braccia” sono conclusi. Ora, in Germania, arrivano “cervelli” , anche molto qualificati, e non sarà un caso se i Goethe Istitutes stanno spuntando come funghi anche in Italia.

Ma non sarà questa un’altra mossa per spingere più verso il baratro i c.d.  paesi”PIGs”. Se  queste forme di “brain drain” ( cioè di acquisizione dei cervelli) sono istituzionalizzate, di fatto, non condanniamo ancora di più il declino di quei paesi, penalizzati già da qualche anno, dalle politiche di austerità?

O forse invece, non sarà questa l’Europa della quale tanti parlano: divisione del lavoro anche per i paesi. Migrazioni SUD-NORD perché li c’è lavoro, e flusso inverso (NORD-SUD), magari durante l’estate,  perché questi paesi sono solo sinonimo di buon cibo e di vacanze?

Saremmo mica veramente condannati a soli “pizza e mandolino”?

 

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Internazionale: “Disoccupati di tutta Europa unitevi”

16 Mag

Dalla Francia alla Grecia, passando per l’Italia, milioni di ragazzi e ragazze non trovano lavoro.
Questo il tema trattato nell’ultimo numero di Internazionale domani in edicola.

“Youth Schemes”: Ci siamo quasi!

18 Apr

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Foto Pinterestitaly

Bruxelles

Gli scettici diranno che sono ancora le chiacchiere brussellesi…noi crediamo sia un segnale forte !

Ne avevamo già parlato a inizio marzo e finalmente ieri, mercoledì 17 aprile, il COREPER è riuscito a raggiungere un accordo in materia di raccomandazioni per l’istituzione di una Garanzia per i giovani”, attualmente in attesa di formale adozione da parte del Consiglio, che permetterà ai giovani disoccupati o NEETs (Not in Education, Employment or Training) di avere accesso, una volta iscritti, ad un centro per l’impiego.

Anche se non vincolanti, le raccomandazioni indicano una strada chiara agli Stati Membri, ovvero:

  • i meccanismi di sostegno dovranno poggiare su alcune linee direttrici come l’utilizzo di partnership pubblico-private;
  • l’azione dovrà concentrarsi sul primo stadio della disoccupazione;
  • le misure attive a sostegno dell’inserimento nel mercato del lavoro dovranno essere promosse grazie all’utilizzo di fondi europei.

Oggi il costo dei NEETS è pari a 1.2 % di PIL europeo. Tuttavia, superato l’esborso, guardato con sospetto in tempi di austerity, abbiamo l’impressione che il potenziale ritorno dell’investimento fatto attraverso i diversi “Youth schemes” e la loro messa a regime, possa essere rilevante. 

Rilevante, se non altro per noi e non ci sembra una considerazione da poco. 

 

Dall’Europa Nuove Garanzie per i Giovani

6 Mar

Bruxelles

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Il 28 febbraio 2013 il Consiglio dell’Unione Europea ha raggiunto un accordo politico sull’istituzione di sistemi di garanzia per i giovani. Tali garanzie sono finalizzate ad assicurare offerte di lavoro o formazione ai giovani disoccupati.

Tutti i giovani di età inferiore ai 25 anni che perdono il lavoro o non lo trovano una volta terminato il percorso scolastico, dovrebbero ricevere un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi. Gli Stati membri dovrebbero attuare i sistemi al più presto, preferibilmente a decorrere dal 2014. Tuttavia, un’attuazione graduale potrebbe essere presa in considerazione per i paesi con gravi difficoltà di bilancio e con tassi più elevati di disoccupazione giovanile.
La garanzia per i giovani è una risposta al deterioramento della situazione dell’occupazione giovanile in Europa in cui un numero crescente di giovani è senza lavoro, istruzione o formazione. Gli investimenti richiesti per detti sistemi devono essere rapportati agli alti costi sociali ed economici che una diffusa disoccupazione giovanile comporterebbe a lungo termine.
Parte del finanziamento del sistema sarà sovvenzionata con fondi UE che saranno rinforzati da una nuova iniziativa che renderà disponibili 6 miliardi di EUR per il periodo 2014-2020. Questo aiuterà le regioni con tassi di disoccupazione giovanile superiori al 25% ad adottare misure per aumentare l’occupazione giovanile. La metà di questo importo sarà assegnata dal Fondo sociale europeo e l’altra metà da una linea di bilancio dedicata all’occupazione giovanile.
Dal sito del Consiglio dell’Unione Europea http://www.consilium.europa.eu/homepage/highlights/council-agrees-on-youth-guarantee?lang=it

Giovani e Lavoro: se ne parla anche in EUROPA

11 Gen

Bruxelles

Martedì prossimo, durante la prima sessione plenaria 2013, il Parlamento Europeo voterà una risoluzione sulla “Garanzia per i giovani” che mira a offrire a tutti i giovani la possibilità di ricevere offerte di lavoro, istruzione o tirocinio dopo quattro mesi di disoccupazione.

Il testo in votazione invita i ministri del lavoro dell’UE ad approvare l’introduzione del regime in tutti gli Stati membri già da febbraio.

Secondo il progetto di risoluzione, il sistema della garanzia per i giovani dovrebbe avere accesso ai finanziamenti europei, come il fondo sociale europeo (FSE), specialmente negli Stati membri con il tasso di disoccupazione più alto.

La mozione per la risoluzione è accessibile attraverso questo link.

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=MOTION&reference=B7-2013-0007&language=IT

DuemilaeCredici: la questione sociale, il futuro in Europa e l’attenzione ai giovani

2 Gen

La questione Sociale. Per il Presidente Napolitano, “dobbiamo parlare non più di ‘disagio sociale’, ma come in altri momenti storici, di una vera e propria questione sociale da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica”. E ha continuato: “È una questione sociale, e sono situazioni gravi di persone e di famiglie, che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi. La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca questo sentimento, questa capacità di condivisione umana e morale.

La questione Europa. Per il Capo dello Stato, “uscire dalla recessione, rilanciare l’economia, è possibile per noi solo insieme con l’Europa, portando in sede europea una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro, giustizia sociale. L’Italia non è un paese che possa fare, nel concerto europeo, da passivo esecutore ; è tra i paesi che hanno fondato e costruito l’Europa unita, e ha titoli e responsabilità per essere protagonista di un futuro di integrazione e democrazia federale, che è condizione per contare ancora, tutti insieme, nel mondo che è cambiato e che cambia.

La questione Giovani. Il Presidente della Repubblica si è rivolto ai giovani: “Sono loro – ha detto – che hanno più motivi per essere aspramente polemici, nel prendere atto realisticamente di pesanti errori e ritardi, scelte sbagliate e riforme mancate, fino all’insorgere di quel groviglio ed intreccio di nodi irrisolti che pesa sull’avvenire delle giovani generazioni. I giovani hanno dunque ragioni da vendere nei confronti dei partiti e dei governi per vicende degli ultimi decenni, anche se da un lato sarebbe consigliabile non fare di tutte le erbe un fascio e se dall’altro si dovrebbero chiamare in causa responsabilità delle classi dirigenti nel loro complesso e non solo dei soggetti politici. Importante è che soprattutto tra i giovani si manifesti, insieme con la polemica e l’indignazione, la voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade. Perché in fondo quel che si chiede è che si offrano ai giovani delle opportunità, ponendo fine alla vecchia pratica delle promesse o delle offerte per canali personalistici e clientelari. E opportunità bisogna offrire a quanti hanno consapevolezza e voglia di camminare con le loro gambe : bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di un più avanzato sviluppo economico e civile”.

Peso Specifico dei Giovani in una Parola? Flexicurity!

30 Nov

Quando tutto va male nel mercato del lavoro ecco che riemerge la parolina magica: flexicurity. Ma cos’è?

La flexicurity è un modello di organizzazione del mercato del lavoro nato all’inizio degli anni 90 in Danimarca. E’ una combinazione di agevolazioni per la flessibilità contrattuale a favore del datore di lavoro e di politiche del lavoro attive che servono come rete di sicurezza per il lavoratore in caso di licenziamento o durante le transizioni occupazionali. Flessibilità e sicurezza combinate, possibile?

All’inizio degli anni 2000, la flexicurity era diventato un  concettp “piglia tutto”.  Guardando ai risultati positivi dei paesi nordici nel ridurre la disoccupazione, le Istituzioni Europee, avevano individuato il modello della flexicurity come direzione per orientare le riforme del mercato del lavoro. Così anche paesi come Francia e Italia introdussero nel loro discorso politico questa parolina. Anzi, per far valere l’onore italico da noi si parlava di flessicurezza. Peccato però che un modello del genere non possa essere preso e trapiantato.

Le istituzioni che riflettono la cultura di un paese frenano un semplice “copia e incolla “Come illustrato più nel dettaglio dai diversi studi dell’OCSE e del FMI, l’ondata di riforme del 2000 in Italia spinse unicamente sul fronte flessibilità. Una stortura che diede vita ad una marea di nuove forme contrattuali con meno tutele  volte a rendere più dinamico e ricettivo il dormiente mercato del lavoro italiano. Tuttavia, come al solito in Italia, l’eccezione è diventata la regola. E le politiche attive? I sussidi di disoccupazione da creare? Non c’erano i soldi ci dicevano, le politiche attive costano e l’Italia non se le può permettere. Una chimera insomma. O meglio una chimera per coloro che entravano nel mondo del lavoro. Certo, perché i c.d. insider erano già bene tutelati, più della media europea, e non era possibile allargare la tutela ai più (le classiche categorie svantaggiate spesso destinatarie di questi contratti: giovani , donne e immigrati) riducendole a coloro che già ne godevano. Ci sarebbero state rivolte. E rivolte furono. Nessuno intendeva andare contro il più grande bacino elettorale: i sindacati e i futuri pensionati e schierarsi a favore di coloro che, i politicanti attenti alla mera rielezioni, consideravano privi di peso politico: i giovani.

L’Italia, la Spagna , la Grecia, il Portogallo e anche la Francia sono oggi indietro perché non sono state in grado di trovare il giusto equilibrio nel mercato del lavoro. In questi paesi quest’assenza di lungimiranza si è tradotta in un’ evidente segmentazione del lavoro e in un mercato del lavoro duale: metà dei lavoratori ha contratti eccessivamente protetti e l’altra metà è disoccupata. Non vogliamo farne unicamente una questione generazionale ma forse il problema è che nessuno ha interesse a portare avanti le istanze di un soggetto politico non ancora identificato e il cui peso specifico rimane ignoto ai più.

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